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“Nella versione aggiornata (2012) di  Lessico Familiare, Cattelan torna su questioni - terrorismo, Brigate Rosse - e strategie - l’impiego dei mezzi di comunicazione (quotidiani anzitutto) - dei primi anni della propria carriera artistica, per riflettere su alcuni temi proposti dal recente attentato a un noto manager italiano, eseguito secondo modalità che, da subito, erano apparse come qualcosa di noto, un già visto: un modus operandi familiare - come da titolo dell’opera, appunto. Familiarità di un lessico che viene espresso dall’artista, per lo specifico accadimento e in senso più generale in riferimento al particolare momento di forte tensione sociale in Italia, non più per tramite del vecchio cuore a mani giunte, bensì mediante la spaccatura di quel segno a formularne uno nuovo ma altrettanto noto nel nostro Paese... realizzando altresì, in tal modo, un’ideale dittico ‘amore/odio’.
In merito a quest’opera, Nancy Spector scrive:


     L’obbiettivo a cui [Cattelan] tendeva, tuttavia, non era tanto richiamare specifici eventi o individui, quanto piuttosto rievocare stati d’animo ed emozioni che avessero echi nel presente [=concetto di familiarità]. Per quanto l’opera non parli direttamente di lui, Cattelan usa se stesso  come esempio, come personaggio le cui manie e i cui travagli invocano un’identificazione empatica da parte dell’osservatore. (Nancy Spector, Maurizio Cattelan: All, Guggenheim/Skira, Milano, p. 25).

Non sappiamo se qui si tratti di invocazione di un’identificazione empatica o, più realisticamente, della rappresentazione di un ipotetico rumore di fondo appena percettibile prodotto da un, più o meno diffuso, malcontento popolare. Quel che ci appare certo è che con quest’opera ci troviamo al cospetto di un nuovo Cattelan, mai così inquietante.”

                                                                           
                         Piergiorgio Di Summa

                                   (critico d’arte e curatore)